

E po’ via
pa’ chî prâtz
e deventâ
flours
âs
e
la meil.
E poi via per i prati a diventare fiori, api e miele.
da Se fos normâl di Federico Tavan
apicoltura biologica nelle vallate alpine occidentali del Piemonte
âseméil
Poche centinaia di alveari, perlopiù stanziali tra vallate alpine occidentali, colline del canavese e del torinese. Con il nomadismo un piccolo gruppo sale in estate in alta montagna, anche quasi a duemila metri, oppure scende in liguria per la fioritura dell’erica arborea.
Solo mieli da fioriture spontanee, solo legno per le arnie, solo acidi organici per curare le api e solo nutrizione artificiale se è in pericolo la loro sopravvivenza.
Alla ricerca di un equilibrio, sempre imperfetto, tra la pratica di un mestiere millenario e il rispetto per la vita delle api.
Siamo apicoltori per passione e per scelta, amanti della libertà delle persone e delle api e nemici di chi vorrebbe distruggere le nostre montagne.
I luoghi di raccolta
In pianura nel carmagnolese ad inizio primavera per il miele di tarassaco e sulle colline del ponente ligure per il miele di erica.
In primavera ed estate nelle colline del canavese e del torinese per i mieli di ciliegio selvatico, acacia e millefiori.
Nelle vallate alpine per i mieli di tiglio e di castagno e in alta valsusa e val pellice per i mieli di fiori delle alpi e di rododendro. Lontano il più possibile da fonti di inquinamento, privilegiamo territori ricchi di fioriture spontanee che facciano prosperare le api tutto l’anno.
I raccolti: miele, polline, propoli
Il nettare è la ricompensa zuccherina dei fiori per attirare gli insetti impollinatori, il polline la loro polvere fecondante, la propoli la resina che ricopre le gemme delle piante proteggendole. Prima che diventino dei prodotti, nel mezzo ci sono le api, e gli apicoltori.
Prima l’ape raccoglie il nettare in grandi quantità e lo trasforma in miele con i propri enzimi all’interno dell’alveare, poi l’apicoltore ne preleva una parte, lasciando alle api tutto ciò di cui necessitano per il proprio sostentamento.
Ogni fioritura, un miele diverso per aroma e caratteristiche. Scegliamo gli ambienti dove portare le api in base all’assenza di inquinamento e alla possibilità di raccogliere i mieli dall’aroma più rispondente alle aspettative: così raccogliamo il nostro castagno, o il rododendro, o il tarassaco.
Quando le api invece raccolgono nettare da una grande quantità di fiori diversi, il miele si chiamerà invece millefiori, o nel caso dei raccolti sui prati di alta montagna, miele di fiori delle alpi. Ogni stagione, una diversa e imprevedibile sfumatura del gusto. Il polline viene raccolto in estate durante la fioritura del castagno, quando è più abbondante, e la propoli subito prima che le api possano raccoglierne nuovamente a sufficienza.
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