E poi via 
per i prati
a diventare
fiori,
api e miele. 

E po’ via
pa’ chî prâtz
e deventâ

flours
âs

e
la meil

I luoghi di raccolta

In pianura nel carmagnolese ad inizio primavera per il miele di tarassaco e sulle colline del ponente ligure per il miele di erica. 

In primavera ed estate nelle colline del canavese e del torinese per i mieli di ciliegio selvatico, acacia e millefiori.

Nelle vallate alpine per i mieli di tiglio e di castagno e in alta montagna per i mieli di fiori delle alpi e di rododendro. Lontano il più possibile da fonti di inquinamento, privilegiamo territori ricchi di fioriture spontanee  che facciano prosperare le api tutto l’anno.

Il nettare è la ricompensa zuccherina dei fiori per attirare gli insetti impollinatori, il polline la loro polvere fecondante, la propoli la resina che ricopre le gemme delle piante proteggendole. Prima che diventino dei prodotti, nel mezzo ci sono le api, e gli apicoltori.

Prima l’ape raccoglie il nettare in grandi quantità e lo trasforma in miele con i propri enzimi all’interno dell’alveare, poi l’apicoltore ne preleva una parte, lasciando alle api tutto ciò di cui necessitano per il proprio sostentamento. 

Ogni fioritura, un miele diverso per aroma e caratteristiche. Scegliamo gli ambienti dove portare le api in base all’assenza di inquinamento e alla possibilità di raccogliere i mieli dall’aroma più rispondente alle aspettative: così raccogliamo il nostro castagno, o il rododendro, o il tarassaco. 

Quando le api invece raccolgono nettare da una grande quantità di fiori diversi, il miele si chiamerà invece millefiori, o nel caso dei raccolti sui prati di alta montagna, miele di fiori delle alpi. Ogni stagione, una diversa e imprevedibile sfumatura del gusto. Il polline viene raccolto in estate durante la fioritura del castagno, quando è più abbondante, e la propoli subito prima che le api possano raccoglierne nuovamente a sufficienza.